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Sedettero poi, quando Antonietta si dichiarò stanca, su una panchetta poco lontana dal grande viale che i frequentatori dei concerti chiamano il „viale delle signorine.“
— Tu taci sempre, Antonietta!... Perchè? Perchè non mi comunichi i tuoi pensieri e non sfoghi con me il tuo dolore?
La infelice fanciulla fece un leggero movimento del capo, poi mormorò:
— È inutile.
— No, non sarebbe inutile, credi. Ti solleveresti parlando di ciò che pensi continuamente.
— Sollevarmi? Vale a dire soffrire meno, e a poco a poco... forse, dimenticare?... Ricominciare la vita, e amarla... mentre egli è sottoterra... morto per me... per mia colpa? Oh!... Dovrei essere senza cuore!... Io — lo dico a te solamente — io devo seguirlo... e presto.
Maria rabbrividì. Era quella l’idea fissa: seguirlo, morire. Intuendo l’impressione penosa prodotta dalle sue parole, Antonietta si affrettò a soggiungere:
— Non accusarmi, Maria; non credere neppure che abbia smarrita la ragione. Tu penseresti come me, se tu fossi nel mio caso.
— Non so. Dimmi come stanno le cose, poi giudicherò.
Antonietta chinò la fronte e tacque.
Si avvicinava l’ora della banda. Il grande viale si affollava; ecco, arrivavano a frotte le signo-