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potuto a meno di scorgere in lei la causa dei suoi tormenti, e la felicità sarebbe miseramente sfumata. Con questi pensieri ella si confermava nel suo fatale proposito e un’esaltazione intensa e dolcissima acuiva la delicata sensibilità della sua psiche.

A poco a poco, in quella soave ebbrezza ella dimenticò la parte tetra, spaventosa della sua determinazione: la fine della sua giornata di amore le apparve avvolta in una nebbia dorata, voluttuosa, come l’amore: e potè sorridere, scherzare, abbandonarsi completamente alla gioia che traboccava dal cuore del suo amante.

Arrivarono a Pasturo, dove quattro anni addietro, essendo in villeggiatura con sua madre e la famiglia Pagliardi, Isidoro aveva cominciato a desiderare l’amore di Antonietta.

— Fermiamoci qui a colazione. Saremo soli probabilmente, perchè alia fine di settembre i villeggianti partono da queste valli.

Trovarono il piccolo albergo lindo, tranquillo e vuoto. La colazione sulla terrazza, nell’immenso verde, nel silenzio quasi fantastico, in cospetto ai placidi monti, tra i quali si sarebbe detto che il sole non penetrasse più per non turbare le ombre sacre e il mistico raccoglimento, ebbe l’incanto divino di un puro idillio. Discreto, affettuoso, Isidoro aveva premure delicate, tenerezze eteree.