Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/335


— 337 —

Quando la madre e la figlia si furono coricate, Maria ordinò alla Caterina di buttarsi sul letto vestita per tenersi pronta ad una eventuale chiamata. Ella si ritirò nella sua camera che era al primo piano con la finestra di fronte al cancello, di là dal quale si vedeva la strada. Accese la sua lampada a petrolio, a globo smerigliato, e la collocò sulla scrivania presso alla finestra. Così, se ritornava durante la notte, Antonietta avrebbe capito subito che tutti erano a letto e che lei sola l’aspettava.

„Se ritornasse!“

La speranza giungeva ancora al suo cuore, ma debole e appena distinta, come una voce languida che si perde nella notte. Cosa poteva essere avvenuto perchè Antonietta tardasse così? Quale risoluzione potevano avere preso i due amanti insieme? Che si fossero lasciati trascinare dalla dolce ebbrezza di essere soli e liberi, fino a dimenticare le ore? Che non trovassero la forza di separarsi e allontanassero fino all’estremo il doloroso momento?

Tutto ciò era possibile e costituiva la speranza, la vacillante speranza che Antonietta ritornasse.

Il dubbio atroce che ella non ritornasse più assaliva l’anima di Maria, in quella crudele ora d’attesa, con argomenti assai più validi e terrificanti. Fin dalla sera che avevano ballato sotto gli alberi dell’orto, ella aveva notato nelle parole, negli atteggiamenti, nello sguardo di An-