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teva essere successo nulla di grave: che Antonietta sarebbe indubbiamente ritornata: che intanto non conveniva parlare con gente di fuori per non comprometterla e anche perchè la cosa non arrivasse poi agli orecchi di suo padre e di Riccardo.
Insomma la monella parlava da persona pratica e piena di esperienza.
Invitata a mangiare qualche cosa, Maria prese una tazza di caffè per sostenersi lungo la notte. Si sentiva il cuore oppresso da tristi presagi, ma non voleva parlare per non turbare l’Elisa che si lasciava cullare dall’ ottimismo superficiale di Angelica.
Scoccarono le undici. La Caterina si decise a spogliare i ragazzi e a metterli a letto. Angelica sonnecchiava su un divano.
— Va a letto, tu zia; io resto alzata. Col caffè che ho preso non potrei dormire. Se arriva qualche notizia ti chiamerò.
La signora scrollò il capo. Il suo ottimismo era sfumato, dacchè le parole di Angelica l’avevano fatta pensare a suo marito e a suo figlio: l’eventuale collera dei due uomini le faceva paura.
— Se lo vengono a sapere daranno la colpa a me; specialmente Riccardo mi accuserà. Cosa potevo fare io? È andata via senza dirmi nulla!...
— No, zia, tu non sei responsabile, non ti affannare. Va a letto. Speriamo che arrivi sul far del giorno.