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La Caterina, seduta nel viale, aspettava ansiosa. Erminia dormiva sulle sue ginocchia; Giorgetto pure dormiva, disteso a terra.
— L’hanno trovata?
— No. E qui nessuna notizia?...
— Niente.
Maria ebbe uno scoppio di pianto irresistibile. Angelica le disse sottovoce:
— Perchè piangi? Qualunque cosa sia avvenuta, è lei stessa che ha voluto così.
— Taci! Taci!
Più desolate le lagrime sgorgarono dai suoi occhi; più strazianti i singhiozzi le gonfiavano il petto.
La signora Elisa, non vedendo alcuna uscita da quello stato insoffribile, si buttò su un sedile e cominciò a gemere.
Ma sempre rinasceva la indistruttibile speranza.
Ogni avvicinarsi di passi, ogni rumore di ruote le facevano accorrere sulla via lacuale, o risalire lo stradone, o rimanere lì ritte, immobili, senza parole.
Verso le dieci, Angelica si sentì morire dalla fame e si ricordò che non avevano mangiato altro che a colazione.
Pregò la Caterina di preparare qualche cosa.
— C’è la cena pronta, la tavola apparecchiata, se non mangiano, si ammaleranno tutte.
Angelica continuava a insinuare che non po-