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— Perchè prima della mia partenza, saranno ora poco più di tre mesi, mi avete fatto sperare tutt’altro.
— Non saprei davvero. Io ricordo soltanto di avere risposto con scherzosa ironia ai suoi più o meno ironici e scherzosi complimenti.
— Avete perduta la memoria, a quanto pare.
— Niente affatto. Sono sicura di non averle fatto la più piccola promessa.
— Formale no, naturalmente. Ma gli occhi, la voce tremula, i dolci sorrisi, mi davano speranza e coraggio.
— Interpretazioni di lor signori. Del resto, se le ragazze dovessero tener conto delle promesse di tal fatta, prodigate così largamente dagli uomini, starebbero fresche!
— Io ho mantenuto tutto quello che le ho promesso.
— Non dico di no. Ma io sono sempre padrona di non accettare.
— Purtroppo! Suo zio però mi autorizza a farle la corte. Io ne approfitto. Avrò pazienza, sopporterò tutto, con la speranza che la mia fermezza, la mia tenerezza, il mio amore vinceranno la sua ostinazione.
Maria scrollò il capo. Non erano più soli.
— Il caffè è servito.
Entrarono sotto la cupoletta verde; sedettero intorno alla tavola di pietra.
Parlarono, risero, giuocarono. Arrivarono le solite visite.