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— O col capitano — bisbigliò Angelica malignamente.
— Questo poi non lo devi dire di tua sorella.
— Perchè? Se io avessi un amante che dovesse andare in Africa, nessuno mi terrebbe, lo seguirei fin laggiù.
— Sei sempre la stessa monella...
— Monella?... Sì eh! voglio essere sposa nell’annata.
— Speri che Mainetti ti sposi?
— O lui o un altro, basta che sia bello, giovane e ricco. L’ho sempre detto e sarà.
La signora Elisa e Maria risero.
La birichina fece una giravolta e si allontanò.
La sua figura sottile e svelta, non più ossuta come nell’adolescenza, era graziosissima in quelle mosse.
Verso le undici una carrozza si fermò al cancello. Ne discese un signore alto, elegante, dai capelli neri, dalla fisonomia dolce, dagli occhi luminosi e penetranti.
— Il cavalier Belli!... il cavalier Belli!...
A quest’annuncio di Giorgetto che aveva visto per il primo il visitatore, la signora Elisa accorse dal fondo dell’orto dove stava cogliendo un cestello d’uva.
Angelica occupata in casa nelle faccende domestiche e Maria che insegnava a leggere alla piccola Erminia, intesero l’annunzio del ragazzo, ma non si mossero.