Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/323


— 325 —

— Capisco. Tu Pami come non credevi d’amarlo.

— Quando parla l’orgoglio, il cuore avvilito si rinserra; ma la disperazione soffoca l’orgoglio. Addio, Maria; dirai alla mamma che sono andata a Lecco per cercare di quella seta del mio corpetto. Se non venissi a colazione, non t’inquietare: verrò prima di sera...

— Giurami che prima di sera verrai.,

— Dove vuoi che vada?

— Non so. Giura.

— E inutile Lasciami cara.

La baciò ancora una volta e sparì.

Maria non osò richiamarla; rimase alcuni istanti immobile, soggiogata da una opprimente stupefazione, ascoltando il lieve rumore dei passi che si allontanavano. Sentì stridere la sabbia nel viale; sentì il cancello aprirsi e richiudersi.

Balzò dal letto c corse alla finestra. Vide Antonietta correre per la viottola che conduceva allo stradone; e giù, in fondo allo sdrucciolo, vide un uomo, un signore, fermo presso alla cappelletta. Era Isidoro Arquati in abito borghese. Egli mosse subito incontro ad Antonietta: si salutarono come due conoscenti che s’incontrano per caso e si strinsero la mano. Dopo un momento sparirono dietro il muro, e Maria sentì il rumore di un legno che si allontanava.

„Aveva la carrozza!“ pensò stupita, con