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pagna presso Lecco, e pensò di andarli a trovare. Non sentendosi perfettamente tranquillo sull’accoglienza che gli avrebbe fatto Antonietta, pregò Paolo Venturi di accompagnarlo; e Paolo accettò.
La signora Ersilia scriveva da Aix-le-Bains a sua nipote che ritornavano a Pavia con la signora Arquati per salutare Isidoro prima che andasse a Massaua. Questa notizia crudele produsse subito un rivolgimento nell’animo della fanciulla. La collera e lo sdegno, che pure torturandola la sostenevano, svanirono improvvisamente. Il dolore rimase solo, padrone e despota, nel suo cuore.
Le lagrime da tanto tempo e tante volte represse sgorgarono dai suoi occhi con un impeto irresistibile.
— Come lo amo! Come lo amo! — mormorava con voce soffocata torcendosi le mani. — Io che mi credevo quasi guarita, io che parlavo d’odio e di disprezzo... come lo amo! E non lo vedrò più... e forse la morte l’attende in quell’orribile paese.
Come tutte le anime gentili, le anime sinceramente amorose, ella dimenticava i torti del giovine, e ciò che non poteva dimenticare perdonava, cancellava con la sua tenerezza.
Se avesse potuto trattenerlo, se avesse potuto salvarlo, ogni sacrificio le sarebbe parso lieve in quel terribile frangente.