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IX.
Paolo Venturi lasciò presto quella gaia conversazione. Aveva fatto già uno sforzo rimanendovi ancora, dopo che Antonietta rifiutava così risolutamente la direzione del periodico, che egli voleva fondare per lei. Quel rifiuto aveva riaperte tutte le vecchie ferite del suo cuore; e una nuova glie ne aveva fatta più crudele delle altre. Da gran tempo egli non si era sentito affranto ed avvilito come quella sera. Dacchè aveva rinunciato ad ogni speranza d’amore, egli si trovava nelle condizioni di un naufrago rifugiato sopra uno scoglio. Lo scoglio è arido, deserto: l’infelice vi perirà forse di freddo e di fame; non importa; intanto riposa, e dopo l’aspra lotta che lo ha spossato, il riposo è l’unico bene per lui. Ma neppure ciò gli è concesso. Un’ondata furibonda sommerge lo scoglio, ed il misero naufrago deve ricominciare la disperata battaglia.
Così Paolo credeva di aver conquistata la pace dell’anima a forza di rinuncie, e la pace gli era negata. Tutti i suoi sforzi fallivano. Le più pure intenzioni non gli giovavano; pareva