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Difatti Flora entrò poco dopo con la Bergamini e una nipote di costei, arrivata recentemente dalla provincia. Si scambiarono saluti: si fecero le reciproche regolari presentazioni tra il Venturi e gli altri. La giovinetta si chiamava Lucia Gerletti, ed era figlia di un capo stazione, del quale portava ancora il lutto. Sua madre, una sorella della Bergamini, dovendo vivere e mantenere cinque figliuoli con la magra pensione, aveva mandato Lucia a Milano dalla zia che viveva sola. Nel medesimo tempo la fanciulla doveva studiare il canto, e poichè la Bergamini era assai pratica di cose di teatro, avendo cantato da comprimaria, nessuno meglio di lei poteva avviarla nell’ ambita carriera.

— Sono state dunque dal maestro Cesarini? — domandò il signor Valmeroni.

— Sì. Speriamo che Lucia entrerà al Conservatorio. La voce è bella, robusta, di un buon timbro.

— Bene! Avremo una brava prima donna.

- Chissà — mormorò la giovinetta facendosi rossa. — Il maestro mi ha spaventata. Bisogna studiare tanto e non c’è mai la sicurezza di riuscire.

— Tutta l’arte è così. Non c’è mai la certezza assoluta.

La piccina avrebbe voluto fare un’altra osservazione, ma non osò. Arrossì e tacque.

Ella era di quelle ragazze mal cresciute, corte