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Le ragazze si disposero a seguirla.

— Noi vi accompagneremo — propose Eugenia, che nel frattempo si era rivestita.

— Perchè disturbarvi?

— Oh! E’ un piacere andar fuori a quest’ora.

Uscirono tutti.

Klein, imbroglione, ma galante e complimentoso, volle assolutamente che le signore si fermassero da Casanova, in piazza del Duomo, a prendere il gelato.

Sedettero a un tavolino fuori della bottega. C’era folla alla birreria e folla in piazza.

La gente che transitava sul marciapiede formava due correnti non interrotte, che s’incontravano, si toccavano, si confondevano.

E al di là di queste due schiere fluttuanti, erano le carrozze e i trams in perenne movimento, formanti un intreccio vertiginoso nella vasta piazza vivamente illuminata.

Lo sguardo di Antonietta, passando sopra a quel vortice, andò diritto al Duomo, che l’attirava nell’ombra, e disse sorridendo:

— Mi commuove sempre, quando lo rivedo, questo colosso!

Un giovine alto, dalle spalle larghe, dai lineamenti marcati, molto espressivi, passò in quel momento vicino a loro e le salutò. Era Luciano Monti. Poco dopo Antonietta lo vide ripassare in mezzo alla folla senza salutarle. Andava verso la Galleria Vittorio Emanuele. Pri-