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— Naturalmente: ed è tanto graziosa che certo lo troverà. Non so peraltro se lo troverà bello, giovine e ricco, come dice lei che lo vuole.

— Difatti, non è facile. E Riccardo?

— Riccardo fa quanto può per frenare la dilapidazione e ritardare la rovina.

— E un bravo figliuolo. E Klein ha minacciato il fallimento?

— Sì: fallimento e suicidio, se lo forzavano a sborsare le sessantamila lire che deve ancora. Vi furono scene dell’altro mondo, comiche e disgustose. Ora si sono accomodati; Klein paga il sei per cento per tre anni. Se fosse sicuro che pagherà, sarebbe meglio così: avrebbero una rendita assicurata per tre anni. Ma chi sa come l’anderà.

— E il babbo cosa dice?...

— Oh, è molto triste. Certi giorni temo che impazzisca. Va lassù, nell’antica galleria, in quelle stanze malinconiche, dove non c’è più che la vecchia spinetta, alcune medaglie e un mucchio di quei ferravecchi, comperati per meraviglie; e passeggia in su e in giù delle ore. Forse piange o sogna. La spinetta non la tocca più. Un giorno si era rimesso intorno al suo organo, pareva che volesse terminarlo. Ma tua madre dichiarò che non voleva avere la casa ingombrata con quelle sciocchezze, e lui smise. Ella non pensa che a spillargli denaro. E Riccardo vi si oppone per quanto può. È una lotta penosa tra madre e figlio.