Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 222 — |
Questa protesta che gli usciva dal cuore lo esaltò per un momento. Ma la riflessione atterrò ben presto quella baldanza. Come impedire che ella amasse quell’uomo? Come separarli se si erano già intesi? Camminando a caso, con tali pensieri nella testa, Riccardo svoltò nel braccio destro della Galleria e s’imbattè in un amico che lo fermò e gli chiese se aveva desinato. Sentito che no, lo pregò di fargli compagnia.
— Veramente io volevo andare laggiù in Foro Bonaparte, a un piccolo ristorante, per sentire un certo tenore...
— ..... un tenore che va a cantare per i caffè? Lo conosco. Lo sentirai un’altra volta; può darsi che capiti anche qui. Andiamo, sii buono, fammi compagnia.
Erano davanti alla Fiaschetteria Toscana. Vi entrarono.
— Sia fatta la tua volontà — disse Riccardo sorridendo all’amico.
Molte persone pranzavano nella vasta sala: in gran parte stranieri, specialmente tedeschi.
L’amico di Riccardo era un giovanotto allegro, che viveva del proprio e a tempo perso faceva il pittore. Quando Riccardo si lamentava della sua noiosa vita d’impiegato, il dilettante di pittura gli diceva sorridendo:
— Se tu fossi un pittore saresti più infelice: ne conosco tanti che accetterebbero subito un