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— Una parte.
— Da principio pareva che volesse tener tutto qui: parlava di grandiosi magazzini.
— Sì. Invece sarà una cosa più modesta; una specie di succursale de’ magazzini cheha a Vienna. Non dice mai tutto, e la verità gli è poco famigliare. Del resto, io sapevo da gran tempo che soltanto un abile affarista, sicuro di raddoppiare e forse triplicare il denaro impiegato, avrebbe comperato questa raccolta. Ci poteva toccar di peggio. Mi brucia soltanto che l’affarista sia diventato quasi mio fratello.
— È meno male, se almeno Eugenia ne avrà qualche utile.
— Chissà. Dicono che è tanto strambo colui. Spende come guadagna: è un po’ megalomane. Per questo lato era degno d’imparentarsi con noi. Vedrai ora come andranno questi denari. Nè io, nè Antonietta, nè i due piccoli non ne avremo alcun utile. In pochi anni, se la va di questo passo, tutto sarà mangiato e avremo più debiti di prima. Ora mia madre si è presa di un grande amore per Angelica, e tutt’i giorni quando escono insieme spendono in cose superflue somme non piccole. L’altro giorno la mamma diceva apertamente che i denari non durano in tasca mentre la roba resta; e per ciò vuol farsi un corredo da sposa. Cinquemila lire sono già passate per le sue mani.
Maria ascoltava atterrita. Ella trovava che