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— Guardi cosa hanno mandato le signore! Il ragazzo del fioraio ha detto di metterli nei vasi... In che vasi?... Io intanto ho l’arrosto che mi va a male...
— Va, va in cucina. Ci penserò io ai fiori. Portali in sala.
Entrò nella sala da pranzo, prese due vasi di porcellana dalla credenza, li pose sulla tavola e aspettò che la donna portasse i fiori.
Questa entrò con un catino nel quale aveva messo una quantità di fiori sciolti: rose, viole, garofani, vaniglie, orchidee, gelsomini, tutti a rifascio.
— Quanta roba! Oh! che profumi!
Cominciò a disporre i fiori nei vasi, contenta di quella piacevole occupazione. Intanto, i ragazzi si erano rimessi a frignare. A un tratto Riccardo uscì dalla sua camera, gridando:
— Zitti!... Sono stufo di sentirvi!...
Maria lo chiamò.
— Guarda che magnifici fiori.
— Già; così sprecano i denari. La va peggio di prima, ora. Angelica non si occupa più dei ragazzi; nessuno se ne occupa.
— Lo dici per me? Faccio tutto quello che posso.
— Oh, lo so... Ma perchè sei venuta a casa così tardi, oggi? Dove sei stata?
Maria comprese che egli l’aveva vista con Faustino e diventò rossa.