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Volle vederlo e se ne innamorò. Io resistevo. Egli mi offrì prima duecento sterline, poi trecento e infine quattrocento: diecimila franchi. Allora pensai che non avevo diritto di respingere tale offerta... poichè, insomma, si trattava di te, e io non potevo, per mio capriccio, farti perdere diecimila franchi...
— Cosa c’entro io? — esclamò Leonardo agitato da un tremito, che non riesciva a dominare, non già per il denaro, ma per la riabilitazione dell’amico diletto, davanti al suo accusatore e a tutti coloro che avevano udita l’accusa. — Cosa c’entro io? — replicò.
— Tò! Vuoi che io guadagni su un quadro tuo, comperato a vil prezzo da uno speculatore? Non avrei più coraggio di guardarti in faccia. Raccontai al mio romano-inglese come stavano le cose e lo pregai di aggiungere altri duemila franchi per il mio rimborso; ciò che egli fece senza difficoltà. Qui sono le diecimila lire italiane e l’aggio... che egli ha calcolato a circa quattrocento lire... Vedrai, del resto, c’è unito il conto.
Così dicendo, con la più grande semplicità e un sorriso di profonda soddisfazione, egli porse all’amico un fascio di biglietti, da mille... da cento... componenti la somma.
Il buon Leonardo non li voleva assolutamente.
— Ma no, ma ti pare?... Non è giusto!...
— E giustissimo invece; e mi offenderesti mortalmente se tu non accettassi...