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primavera. E il sole e le essenze acute dei fiori e il penetrante profumo dell’incenso che tutti avevano portato con sè dalla chiesa nelle pieghe degli abiti, e i soffi molli dell’aria tiepida sembravano ordinati a bella posta da un sapiente scenografo per intenerire gli animi e predisporli ad accogliere col più vivo entusiasmo il discorso dell’oratore.

Ma forse Faustino Belli non aveva bisogno di tutto ciò. Egli era uno di quegli uomini che sembrano nati con la missione di esaltare e di commuovere le più fervide e le più ottuse fantasie femminili, i cuori più teneri e i più vani. Perchè? Per quali meriti, con quali arti?... Nessuno lo sa. Sono generalmente uomini mediocri, egoisti induriti, cuori senza slancio, anime senza fede. Ma i loro occhi e la loro voce esprimono tutto ciò che essi pretendono di sentire; e vivendo in mezzo alla società, pensando sempre al proprio vantaggio hanno imparato a dominare gli uomini e specialmente le donne scrutandone le debolezze e le inclinazioni. Il lusso e l’esteriorità della distinzione, l’impudenza e l’originalità di maniera li mettono alla moda, e il giuoco è fatto. L’uomo ideale è proclamato, le donne gli aprono tutte le porte e il mondo s’inchina al decreto femminile.

Tale era colui che pronunciava l’elogio funebre di Olimpia Valmeroni, della tenera sposa, della tenera madre, della donna gentile, di colei