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se sono cose indegne del mio amico, del mio migliore amico, non ti crederò. Faustino Belli non è capace di commettere un’azione indegna.
— Io ho le prove di quello che dirò: ho i testimoni.
— Parla.
— Vi ricordate del quadro del Ferminola che Augusto fece portar via circa un mese fa?
— Sì. Lo mandava a Vienna dove sperava di poterlo vendere.
— Quanto lo ha calcolato nell’insieme?
— Mille lire.
— Va bene. Era per Faustino Belli, in compenso di avergli fatto ottenere la mano di mia sorella...
— Un regalo. Che male c’è?
— Non un regalo: un compenso fissato prima.
A queste parole scattò il Pagliardi:
— Oh! Faustino Belli, se si è fatto pagare per i suoi buoni uffici, non si sarà accontentato di un quadro del Ferramola! Tu sbagli, figliuolo.
— Non sbaglio. Bisogna sapere che il Belli era sicuro di rivenderlo subito quel quadro per seicento sterline: quindici mila franchi.
— Oh!...
— Eh! Eh!
— Le spari grosse, stasera.
Riccardo scrollò le spalle.
— Vi dico che è così. Fu comperato per un