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— Adesso mi ama, adesso! — pensava la poveretta struggendosi di rabbia. — Mi ama perchè mi perde. Se tornassi libera non mi amerebbe più.

Arrivò la Bergamini; poi la Tadini, più piccola e più grassa del solito con la sua figlia la bionda, grassa e pacifica; ritornò l’Angeri, curiosa e pettegola che aveva già fatta la sua visita nella giornata, ma senza vedere lo sposo.

La signora Elisa partecipava a tutti le prossime nozze. Le donne in generale giudicavano lo sposo assai poco desiderabile; ma i brillanti e le perle che aveva regalato alla sposa, lo inalzavano ai loro occhi.

Angelica portava in giro i dolci e i liquori. Erminia e Giorgetto empivano la sala del loro chiasso. Augusto Klein se li fece accostare e li baciò con effusione.

— E Riccardo? — domandò egli a un tratto.

— Dov’è il buon Riccardo?

Eugenia stessa andò a cercarlo.

Egli si era chiuso in camera per starsene solo. Eugenia bussò all’uscio, dicendo subito:

— Sono io, Riccardo; posso entrare?

Il giovane si alzò e andò ad aprire. Vedendola con tutti quei gioielli si oscurò in viso.

— La tua catena non sarà meno grave sebbene intessuta di perle e di brillanti!

— Non parlare così. Augusto Klein è un galantuomo e mi renderà felice. Vieni di là,