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glio formato da uno smeraldo contornato da brillantini.
La signora Elisa, il dottor Monti, il cavalier Belli, l’Angelica, guardavano intenti, chiacchierando, facendo mille osservazioni sulla bellezza di quei gioielli, sulla generosità del signor Klein.
Allorchè Eugenia senti la mano calda del grasso negoziante sfiorarle il collo e la nuca, rabbrividì e le sue guance impallidirono. Un lampo di collera brillò nei suoi occhi.
Maria sola vide quel lampo e ne comprese il significato.
„Finalmente“ pensò; e si aspettava che a quel segno di ripugnanza seguisse una completa ribellione. Vana speranza.
Eugenia aveva provato in realtà un profondo disgusto a quel lieve contatto del suo futuro sposo e nella sua anima si agitava qualcosa di somigliante ad un impeto di ribellione. Ella pensò, così, vagamente, a strapparsi di dosso tutta quella roba, a fuggire, a nascondersi; e guardò Maria negli occhi come per chiederle aiuto. E gli occhi di Maria le dicevano:
— Scappa! Butta via tutto!
Ma gli altri ripetevano:
— Bella!... Oh! com’è bella!...
E Augusto Klein, infarinato d’arte, grazie al suo commercio, balbettava:
— Tiziano e Paolo Veronese non hanno nulla che vi valga.