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— La ringrazio... signore. E’ un dono principesco.
Il patto era stretto. Il fascino dei brillanti scompigliava le ultime resistenze di quell’anima femminile avida di bellezza e di splendori.
La signora Valmeroni comprese che erano salvi: un lampo d’orgoglio e di soddisfazione illuminò la sua fronte.
Il magnifico dono passava intanto da una mano all’altra destando l’ammirazione generale. Consisteva in una ricca parure di brillanti e perle, accompagnata da un vezzo di perle, un braccialetto e tre anelli.
Le esclamazioni ammirative minacciavano di prolungarsi oltre misura. Klein le interruppe susurrando alla promessa sposa:
— Provi un po’ come le stanno.
— Sì, sì! — esclamò la madre — Vieni qui, Eugenia. Ti aiuterò io.
Allora Eugenia prese da sè gli orecchini e incominciò a infilarli agli orecchi; dopo gli orecchini la sua mano leggera staccò delicatamente i tre anelli e vi fece scivolare le dita affusolate, provandoli e riprovandoli, fermandosi a contemplarne l’effetto, seria, quasi pensosa. Si decise finalmente a lasciarne due nell’anulare della destra; uno nel medio della sinistra. Poi, lenta e concentrata, prese la spilla larga e raggiante come un sole e s’indugiò a contemplarla. Era evidente che pensava ad altro.