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— Dunque ti sposi?... ti sposi!... E il tuo sposo compra tutta quella roba lassù... Oh! come sono contenta! Sarà finita la miseria... Ci saranno soldi in casa. Si finirà di penare!

Rideva, saltava, non sapeva contenere la propria gioia.

Eugenia pregò Maria di accompagnarla.

Sulla soglia della camera, Maria disse ancora:

— Pensaci, Eugenia, è per tutta la vita! Abbi coraggio: rifiuta; sei ancora in tempo.

Eugenia scosse la testa.

— A che scopo?... Cosa guadagnerei?... Si ricadrebbe tutti nella miseria, e io non mi mariterei più. Ho ventiquattro anni compiuti e i maligni dicono che Luciano è il mio amante. Chi dovrebbe sposarmi? Fra qualche anno Luciano stesso mi volterebbe le spalle per sposare una qualche ricca ereditiera... Cosa farei io allora?... Andiamo: è una fortuna per me questo matrimonio.

Angelica che le aveva precedute, perdeva la pazienza.

— Venite? — gridò verso l’uscio.

— Siamo qui.

Nel salotto, oltre il padrone di casa e il signor Klein, vi erano i due più intimi amici della famiglia: Faustino Belli e il dottor Melchiorre Monti, contento come una pasqua che il fato troncasse gli amori del suo figliuolo.

Eugenia e Maria entrarono tenendosi a brac-