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— Dopo tutto, sarò una signora: avrò lusso e divertimenti; viaggerò. Luciano Monti è un povero diavolo in confronto di quello che mi sposa, dice Faustino Belli. Non mi ingannerà, spero.
Parlava nervosamente, con la voce soffocata e rideva.
— Perchè non hai scritto a Luciano, prima di prendere questa risoluzione? Forse, sentendo che i tuoi vogliono darti ad un altro, si sarebbe fatto avanti.
— E i quadri?
— Io credo che il signor Klein li comprerebbe egualmente se ci vede un buon affare.
— Non credere; ci sono tanti quadri al mondo e tanta gente che ha bisogno di venderli. Tale almeno è l’opinione del cavalier Belli. Egli ha detto a papà che non doveva perdere questa occasione e che il mio matrimonio col signor Klein è una fortuna. La mamma, naturalmente, pensa come il cavaliere; e quando loro sostengono una opinione, mio padre non sa più cosa opporre c si lascia convincere.
Maria chinò la fronte. L’aveva colpita quell’allusione di Eugenia all’immancabile accordo di sua madre con Faustino Belli. In quel punto Angelica gridò dal corridoio:
— Eugenia, la mamma ti chiama!
— Entra.
Angelica entrò, rossa, gli occhi raggianti, tutta illuminata dalla gioia.