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Ella gli saettò un’occhiata così piena di disprezzo che il giovanotto impallidì.

— Ti farebbe comodo, vero?...

Si alzò e si allontanò da lui.

In quell’istante Faustino Belli e Augusto Klein si separarono stringendosi la mano. Erano d’accordo.

Inoltrandosi la serata, i giovani provarono il desiderio di fare quattro salti. Era la prima domenica di quaresima ed il fuoco del carnevale serpeggiava ancora in tutto il loro essere, dai piedi al cervello. Il salotto era vasto, di forma rettangolare allungata, e aveva un bel pavimento di noce, un po’ screpolato e logoro, ma abbastanza lucido. Tirando da una parte il tavolino che stava di solito davanti al divano, rimaneva abbastanza spazio da poter ballare.

L’illuminazione era fatta dalle due lampade a piedestallo, portate dalla sala da pranzo e collocate sulla caminiera, e da varie candele comprese quelle del pianoforte. Maria stava suonando un valtzer. Le coppie si slanciavano, non più di tre alla volta, però.

Luciano, per far dispetto all’Eugenia, che l’aveva offeso, ballava colla nipote della Tadini, una biondona piuttosto insulsa; Eugenia, col fotografo, che ballava bene, ma così serio e rigido da somigliare ad una marionetta; Cecilio Festi con Angelica.

Leonardo finiva la sua partita a scopa con la