Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 128 — |
percorsa allora dal tram a cavalli, sul punto di sboccare in Corso, fecero fermare il carrozzone e discesero. Il breve tratto fino a San Babila fu fatto in silenzio, affrettando il passo. Giorgetto chiacchierottava da sè sui preparativi del pranzo: un pesce grosso così, una torta, un gran piatto d’uva avevano colpito la sua immaginazione.
In via Monforte, Maria chiese a Riccardo:
— E chi altri c’è a pranzo?
— I soliti: Flora Ermondi e suo fratello; Luciano Monti e suo padre. Tu penserai: „C’è del denaro in casa che si fa baldoria?“ Sì, il colono ha portato il denaro del fieno, e, naturalmente, si sciala.
— Non parlare così! — mormorò Maria appoggiandosi leggermente al braccio del giovine e accennando a Giorgetto.
— Non si può sempre frenarsi.
Erano giunti alla casa.
Salite le scale, trovarono la porta dell’appartamento spalancata e l’Erminia sulla soglia.
— Presto, presto, si va a tavola, non si aspetta che voi.
E cambiando voce:
— Cosa mi hai portato? Cosa ti ha dato per me la zia Ersilia?
— Nulla.
— Neppure per Giorgetto?
— Neppure per Giorgetto.