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il quale la trattava da moglie e come tale la presentava agli amici. Andò a trovarla francamente come cugino d’Isidoro.
La giovine lo accolse bene; gli confessò che era stata a Costantinopoli col capitano, ma che egli non l’aveva sposata, neppure in chiesa, quantunque glielo promettesse sempre.
Temeva che a Pavia avesse qualche distrazione; si sentiva un po’ trascurata; sarebbe andata così volentieri a sorprenderlo... Ma non osava; Isidoro le aveva fatto giurare che a Pavia non sarebbe apparsa mai, qualunque cosa accadesse.
Interrogata da Paolo se aveva figli, rispose che ne aveva avuto uno e che era morto.
— E se mio cugino vi lasciasse, cosa fareste? — domandò egli presentendo il dramma.
— Se mi lasciasse per stanchezza mi ammazzerei; ma se vi fosse di mezzo un’altra donna, ammazzerei quella donna... e se non mi riuscisse, farei uno scandalo.
Così Paolo era tornato a Pavia, convinto che Isidoro non sposerebbe mai Antonietta. Con tale convinzione, egli aveva messa in guardia la fanciulla contro il suo adoratore. Sperava che, avvertita a tempo, ella avrebbe resistito all’amore e riconquistata la pace. Ora si accorgeva invece che, pure resistendo risolutamente alle seduzioni dell’amore, Antonietta non aveva pace, perchè una forza superiore ad ogni considerazione la trascinava verso Isidoro.