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— Sì, zio, mi ricordo; e anche Paolo deve ricordarsene. C’era un bel giardino che noi si devastava regolarmente tutti gli anni, e tu andavi in collera, zio.
Seguitarono ad intrattenersi della città, delle torri, dei palazzi. Intanto si ritrovarono al punto donde erano partiti.
Passarono sotto una delle arcate laterali del grandioso ponte coperto.
— Qui è bello il fiume! — esclamò Maria.
— Occhio al timone.
Dopo il ponte coperto, il fiume largo e maestoso ha dalla parte sinistra le antiche mura della città; a destra, un magnifico viale, ombreggiato da alte piante, e la campagna.
L’avvocato Pagliardi narrava ai giovani suoi compagni i fatti e le cose che i vari punti delle spiagge gli richiamavano alla memoria.
— Il confluente del Naviglio. Ecco. Qui era una volta una specie di darsena limitata da una banchina, per lo scarico delle merci. Quando io ero ragazzo e anche più tardi, venivano qui i mercanti levantini, albanesi e dalmati, al mercato del grano e dei bozzoli, con i loro pittoreschi costumi. Mi par di vederli. Venivano direttamente da Venezia nei battelli a vapore che navigavano i nostri fiumi, ora abbandonati e come morti.
Accennando ad un gruppo d’alberi che segnavano l’antico confine piemontese, Paolo Ven-