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Allora il vecchio brandì il bastone sul quale s’appoggiava nel camminare e le menò un colpo sulle spalle.

Noemi restò un momento come impietrita. Una disperazione indicibile la schiacciava. Era giunta al limite della sofferenza umana.

Si scosse. Alzò gli occhi fieri in faccia al marito, gli strappò il bastone e lo gittò a terra, poi si allontanò.

Un’idea disperata era sorta nel suo cervello; morire, finirla!...

Senza riflettere a quello che faceva, senza interrogarsi, sospinta da un impeto invincibile, ella afferrò un’ampolla, piena di un liquido velenoso che serviva all’infermo, se l’appressò alle labbra e la vuotò.

— È fatta! — mormorò con voce roca.

Il vecchio era ricaduto nella poltrona, stanco per lo sforzo insolito.

Noemi uscì dal salotto. Batteva i denti.

Credette morire subito. Rabbrividì pensando che sarebbe morta vicino al suo tormentatore, senza un conforto, una parola affettuosa.

Andò a rifugiarsi nella sua cameretta. Almeno là sarebbe morta in pace...

Ma il male orrendo del momento cominciò a calmarsi. Non le restò che un senso di nausea e di tratto in tratto un principio di vertigine. Allora intuì la morte lenta, angosciosa, terribile.

Ebbe paura.

Sarebbe morta... morta in mezzo ai tormenti... senza avere gustata un’ora di amore!...

Ah! almeno non voleva morire là! Voleva fuggire... Voleva morire fra persone più simpatiche, vedere presso di sè un