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Oh! Che cosa aveva fatto!... Dio! Dio!... Che cosa aveva fatto!

Era la morte! la più atroce delle morti che le torceva le viscere a quel modo!...

No!... Passava ancora... Poteva resistere ancora... Voleva resistere! Lottava con tutte le sue forze contro il male che la rodeva. E mentre le sue mani convulse volavano sui tasti, mentre le dolci melodie del valzer si spandevano nella sala, e le coppie giovani e gaie si abbandonavano con voluttà al vertiginoso piacere della danza, la povera pianista rivedeva la scena tetra a cui si era tolta e soffocava i gemiti che le angoscie della vicina morte strappavano al suo petto.

Il veleno serpeggiava nelle sue vene...

Tutto il giorno aveva girato per le lezioni; per raggranellare un po’ di danaro; perchè a casa non c’era un soldo e mancava la legna, e mancava il vino vecchio per l’infermo, e bisognava provvedere il desinare coi piatti fini e i dolci ch’egli esigeva... Tutto il giorno a correre da una casa all’altra, da un punto all’altro della città, sotto la pioggia e la neve! Finalmente rientrava recando al marito la bottiglia di Medoc, la pernice ch’egli le aveva chiesta fin dal mattino e un cartoccio di dolci. E si consolava pensando che il vecchio sarebbe stato contento e l’avrebbe lasciata tranquilla.

Entrando in cucina vide un gran bagliore, e allora si ricordò che non aveva ordinata la legna...

Ma che cosa bruciava nel caminetto del salottino?...

Suo marito si riscaldava tranquillamente a una bella fiammata... Due sedie ardevano, due buone sedie del salottino...

Ella cacciò un urlo... Il vecchio si voltò ridendo.