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trovata felicissima: maritarla ad un qualche forestiero, che se la conducesse via. Paolo non poteva allontanarsi da Milano, e, come diceva giustamente, non era più in età da sacrificare i suoi interessi ad un capriccio. Gilda, pur troppo, era bella, e a Milano, con le conoscenze che aveva lei e un po’ di dote che era disposta a procurarle, un marito non doveva esser difficile a rintracciare. Questo piano le parve assolutamente il più saggio, e si promise di eseguirlo.

La vigilia della partenza, Gilda era rimasta un’altra volta sola alla villa. La signora era andata a fare l’ultima visita, la più affettuosa, alla vecchia madre e alla zia del deputato Adriani, le quali avevano l’abitudine di rimanere in campagna fino a Natale. La Sabina si dava un gran da fare intorno ai bauli.

Trovandosi libera, la fanciulla ne approfittò per dare un addio alla campagna. Le piaceva di poter passeggiare un poco sola per quelle colline, dalle cui alture il panorama del lago appariva in tutta la sua bellezza. Era avida di quelle sensazioni, così nuove per lei, che aveva passata tutta la vita a Milano, concentrando tutto il suo bisogno di poesia campestre fra i bastioni e i giardini pubblici.

Ora invidiava quelli che potevano stabilirsi in piena campagna.

Possedere una piccola casa, arredarla con gusto, vivere di una piccola rendita, nella completa indipendenza; che bel sogno era questo!

Ma la fantasia e i desideri non hanno limite. Un momento dopo ella non s’accontentava più della bella casetta, del vago paesaggio, della com-