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nell’ingranaggio 49


di ferro che li teneva legati e che non potevano infrangere.

Ma se questa lugubre meditazione diventava sempre più acre nell’uomo, la donna non poteva sottrarsi alla influenza dell’ora, del profumo dei fiori, della musica patetica e molle che Lauretta Mastrilli aveva fatto seguire ai pezzi rumorosi: non poteva sottrarsi al fascino delle memorie, le cui immagini seducenti ella vedeva sorgere e spiccare con vivi contorni sul fondo cupo della notte.

Quella specie di sentimentalismo fisico, contro il quale lottava fin dal principio della serata, e che era, in fondo, la parte più umana della sua indole selvaggia ed egoista, l’aveva ripresa completamente.

Un profondo sospiro le uscì dal petto.

— Le tue parole sono molto acerbe, disse mollemente; esse lasciano sottintendere che tu non mi amavi più quando ci siamo ritrovati dopo il mio matrimonio; e questo io non lo credevo, non me l’aspettavo.

Egli represse a stento un movimento di stizza e la parola sgarbata che gli correva alle labbra.

— Non ho detto questo, io! mormorò, e voi esagerate, al solito delle donne. Se foste un po’ meno poetessa e più ragionevole, dovreste aver capito o almeno capire adesso, che quello non poteva essere più l’amore schietto, onnipotente, che ci aveva acciecati nella prima giovinezza, quando voi eravate una fanciulla pura ed io non avevo che ventun’anni. Fu una ricaduta violenta, una passione, se volete, ma, via, siamo franchi, una passione di tutt’altra natura di quella prima, seb-