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nell’ingranaggio 311

dare il mio nome, quando non ti potevo tenere con me per sempre, dovevo rispettarti in eterno. Questa è la verità. Un amore come il tuo non si profana senza delitto. Troppo tardi ci penso, e sempre senza frutto! Cosa dirai tu ora quando saprai, o Gilda, non so come dirtelo, quando saprai che ho ceduto ai consigli degli amici, alle pressioni di persone influenti, alle preghiere di Lea, e che meno tutta la famiglia con me a Roma,... Forse è soltanto per questo che non mi sono sentito il coraggio di venire da te, oggi.

«Non avrei saputo come dirtelo; e che figura avrei fatto ai tuoi occhi quando tu lo avessi saputo dagli altri?

«Io non voglio scusarmi. So che questo fatto è uno dei miei torti più gravi verso di te, perchè ti farà soffrire tanto. So pure che è una debolezza verso la società e gl’interessi, una debolezza verso Lea, niente altro, sai! È inutile eh io ti ripeta che quella donna è morta per me, come donna. La debolezza è tutta del padre, dell’uomo d’affari e dell’uomo politico.

«Tu che sei tanto indulgente e tanto buona, certo mi perdonerai e quando tu mi dirai che mi hai perdonato io oserò ancora presentarmi davanti a te, sebbene vergognoso sempre e desiderando di scomparire.

«Dicono che a primavera la Compagnia milanese viene a Roma; chi sa se da qui a allora non potremmo essere tutti e due più calmi? Chi sa se la tua crescente fortuna nella carriera non giungerà a cancellare almeno una parte dei miei rimorsi per te?

«Conserviamo questa speranza, e, qualunque