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176 nell’ingranaggio


— Ho detto male — riprese dopo un breve silenzio — non come i bimbi; ma però possono piangere?

— .... Io direi di sì.... Ma perchè mi fai queste domande stravaganti?

— Perchè.... quando il babbo mi ha preso in collo prima di desinare... ti ricordi? egli mi ha baciata in fronte... ti ricordi? ebbene, io ho sentito due lagrime che mi son piovute sulle guancie, una di qua e una di qua!

— .... Ti sarà parso, Lea...

— No, no! chè, chè! Ti dico che le ho sentite. Una di qua e una di qua. Vorrei sapere perchè piangono i babbi. —

Gilda frenava a stento la sua commozione; pure cercò di appagare in qualche modo la tenera curiosità della bimba, sviando la intensità del suo pensiero.

— Se i babbi piangono — disse — vuol dire che i figliuoli non sono buoni. —

Ma questo non fu un buon rimedio.

— Oh! Gilda — esclamò la bambina in uno scoppio di lagrime — tu vuoi dire che il babbo ha pianto per colpa mia!... —

Ci volle tutta la pazienza e l’affetto di Gilda per consolare quel povero piccolo cuore travagliato da una sensibilità squisita.

Finalmente il sonno la colse, nella stanchezza dei nervi, tra gli ultimi sussulti.

Gilda si staccò dolcemente dalle sue braccia, la coprì bene, depose ancora un bacio sui suoi capelli e si ritirò nella propria camera.

Il suo cuore era oppresso, sentiva in tutte le membra una lassitudine, come se l’avesse schiac-