Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/178

174 nell’ingranaggio


La giovane signora Minelli ci si divertiva. Contentissima del suo abito di thibet verdone guernito con piccoli listelli di raso, ella non era insensibile al fascino delle belle cose, tanto più che era nata nel lusso e ci aveva vissuto fino ai vent’anni.

Ma ella aveva trovato la più completa felicità che possa desiderare il cuore di una donna amante e buona, in una esistenza frugale, in una casa pulita ma senza lusso, egualmente lontana dal bisogno che dal superfluo. Per questo era così serena e così indifferente alle soddisfazioni della vanità e agli acri desiderii di questa passione, che tormenta e rovina tante esistenze femminili. Per questo ascoltava le descrizioni di Edvige, come si leggono quelle dei romanzi, e ammirava il lusso di quell’appartamento, la sontuosità del servizio, senza esserne menomamente turbata.

Pensava piuttosto con desiderio alla sua casetta, dove avrebbe ritrovato i suoi due vecchietti, che l’aspettavano accanto al fuoco, e quella bella allegria, le cui gaie esplosioni le si gelavano sul labbro in quell’ambiente signorile, troppo ricco per la intimità e rattristato dalla malinconia di suo cugino, e dalla falsa spigliatezza di Edvige, due cose di cui ella ignorava le cause, ma che la colpivano profondamente.

Alle frutta, Giovanni si alzò per andarsene, pretestando il dispiacere che aveva di doversi separare così presto da’ suoi cari ospiti e allegando la promessa anticipata che aveva fatto.

Nel salutare, egli porse la mano anche a Gilda come usava sempre, e la premette forte. La ra-