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nell’ingranaggio | 101 |
anch’io, dacchè ho una figliuola che fa la signora!
Gilda ebbe un impeto di collera, ma si frenò.
— T’inganni, — disse con la massima freddezza: — io non faccio la signora, lavoro. Esco da una casa onorata dove ero istitutrice di una bambina, e mi cercherò subito un’altra occupazione. Capisci, babbo? Ti prego di tenerlo a mente.
— Va bene, va bene, — borbottò Pietro: — sei una brava ragazza; ma di queste cose avremo tempo a discorrere. Ora vieni qua, abbraccia tuo padre.
Gilda abbracciò l’ex corista con molta flemma. L’affetto figliale ch’ella aveva sentito rinascere nel suo cuore era già soffocato.
Lasciò Pietro alle sue divagazioni e cominciò a mettere in ordine la sua roba, nella camera della zia, dove oramai le toccava rifugiarsi, dacchè tutto l’appartamento si componeva di una cucina che era la stanza di entratura, e di due sole camere.
La notizia del suo ritorno in famiglia si sparse presto fra i casigliani e i conoscenti, e non andò molto ch’ella fu assalita dalle visite delle antiche compagne di scuola, disoccupate e curiose.
Fu un subisso di chiacchiere e di racconti, di domande e di insinuazioni.
— Io credevo che tu non avresti mai lasciato un posto così brillante! — le diceva Amelia Cardarelli, quella che firmava Margherita negli album delle amiche, sotto a qualche frase appassionata. — Pensavo che avresti finito con l’innamorare qualche signore. Stavi tanto bene in carrozza! Qualche volta ti ho perfino invidiata, più di Martinelli che ha preso marito.