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minare l’affannosa inquietudine, nasconderla alla chiaroveggenza di Vittorio.

Non aveva preso ancora nessuna risoluzione; o meglio, ne prendeva una tutti i giorni; ma tutte cadevano sotto la riflessione.

Una sola persisteva a ripresentarsi: la più disperata.

Per essere libero, per non sottostare a veruna influenza esteriore, per avere tutto l’agio di fare quello che avrebbe risoluto, egli doveva innanzi tutto custodire gelosamente il terribile segreto: nascondere a tutti gli occhi ciò che avveniva nell’animo suo.

E di questo essenzialmente egli si preoccupava, sebbene gli costasse uno sforzo supremo quella continua finzione. La sua salute languiva sotto a quel peso: la sua intelligenza, già così lucida, aveva momenti di tenebre.

E se a forza di torturarsi riesciva a dissimulare il dolore che lo straziava, non era in potere suo nascondere le occhiaie livide, le