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Incapace di rispondere, vinta da una tenerezza infinita, ella si strinse a lui, guardandolo amorosamente.

Restarono alcuni istanti così, silenziosi e stretti.

Poco prima di scendere alla stazione di Bordighera, Fausto riprese:

— Ricordati dunque, amor mio, non più sofismi, non più vani rimorsi, mi offenderesti. Dobbiamo godere la felicità che ci è concessa; rispettandola, venerandola, come cosa sacra: e dobbiamo fare quanto sta in noi perchè duri. Quello che a noi sembrava magnanima fierezza: “rifiutare la felicità perchè non poteva più essere quale l’avevamo sognata, o per timore che ci mancasse poi, o che fosse traversata da momenti penosi e da qualche umiliazione dell’orgoglio,„ era follia, stupidaggine! Non grandezza di spirito, ma calcolo balordo di piccoli vigliacchi!...

“Bisogna vivere, Argìa, vivere per amare