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In un istante d’oblio e di stanchezza invincibile; Argìa lasciava apparire il suo stato, nascosto con tanta cura; a costo di acerbe e continue torture.
Non ricevendo alcuna risposta, il Pisani scrutò il viso del suo interlocutore e sussultò.
Quel viso rivelava rimpressione di una scoperta penosa.
Atterrito, egli girò lo sguardo sull’ammalato. Nulla di nuovo... pareva assopito come poco prima; e Argìa...
— Ah!...
Fu un urlo soffocato.
Vittorio comprese il male che aveva fatto; cercò di ripararvi, ripigliando il discorso con simulata tranquillità; ma non gli riescì. La sua voce tremava, non sapeva quel che diceva.
Il professore gli troncò la parola accennandogli Argìa con un gesto brusco.
— Guardava mia figlia?
— No!... s’inganna...