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— Eh!... — mormorò il professore crollando il capo — se domani non migliora, saremo presto agli estremi!

— E appunto questo che mi trattiene; poichè, se scrivo, Fausto capirà...

— Crede proprio che non lo sappia?... E medico anche lui: ha studiato molto. Deve capire.

Vittorio non rispose. I suoi occhi si erano fermati su quel punto troppo illuminato della figura di Argìa, e quella visione lo turbava profondamente. Da parecchio tempo egli aveva dei sospetti sui quali non voleva fermarsi e che, suo malgrado, lo rendevano inquieto. Ma dalla sera in cui aveva trovato Fausto sul ponte del Ticino, in quello stato di prostrazione e di sfinimento, il viso improntato da una disperazione che non si celava più sotto la maschera abituale: da quella sera, il povero Vittorio non sapeva come sottrarsi alle ossessioni del terribile punto interrogativo a cui non poteva in alcun modo rispondere.