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Una nebbia pesante gravava, quella sera, il suo intelletto. Non discerneva più chiaramente le immagini del pensiero dalle figure vere; il sogno dalla realtà. Tutto si confondeva.

Gli parve... sognò... di essere già morto. Non poteva muoversi. Lo portavano al cimitero.

Argìa lo seguiva, additata dalla folla, e qualcuno mormorava una parola che poi tutti ripetevano.

— Non ha fatto a tempo a farsi sposare — dicevano le amiche sorridendo malignamente.

Egli sentiva quelle risatine feroci; ma non poteva muoversi; non poteva difenderla, povera Argìa!...

Si scosse e la chiamò sommessamente:

— Argìa! Argìa!

Ella si chinò su lui, bagnandogli il volto di lagrime. Questo lo calmò: si assopì.

Ritornò a sognare. Rivedeva Argìa col suo bimbo in una bella casa in un paese lontano. Presso a lei era un giovine. Chi?