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vinghiava a lui, scongiurandolo, singhiozzante, fuori di sè.

E gli s’irritava.

— Credi dunque che dipenda dalla mia volontà?... Credi che io non faccia tutto il possibile?...

Ella, in cuor suo, ripeteva: — Mio Dio! fatelo guarire!... Io andrò poi via, lontano, per vivere sola, povera, dimenticata, ma felice di saperlo vivo!...

Fausto la indovinava, guardandola fisso, gli occhi smisuratamente dilatati.

Malgrado l’acutezza della febbre egli non delirava.

Aveva qualche visione; ma in complesso, conservava piena coscienza di sè e del proprio stato. Il suo pensiero dominante era questo:

Sarebbe morto, avrebbe lasciato Argìa nella vita senza di lui. Il destino a cui aveva voluto sfuggire si compiva. Era giusto. Argìa doveva vivere per il suo bambino. Era giusto!