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— Ah! Don Paolo, avete ragione di gloriarvene; lo si deve a voi!...

— A me?... Ah! Ah! Bella cosa essere sacerdote d’amore a settantadue anni!... Poichè oramai sono settantadue sapete?...

— Sì... Ma come li portate, don Paolo!

Felice di questo complimento poco sincero che l’autorità dell’uomo di scienza rendeva prezioso, l’abate arrovesciò la testa sulla poltrona e sfregando i suoi riccioli bianchi sulla morbidezza della felpa, continuò a sorridere beatamente, mentre i suoi sguardi si fermavano sui giovani nella corte.

— Come sono belli i nostri due colombi! La vostra Argìa pare una dea.... Ma, posso dirlo senza iattanza, mio nipote è degno di lei. Guardate: non ha punto l’aria di un giovine borghese di questa fine di secolo!

— In verità, don Paolo, mi avete reso un padre felice con la vostra domanda venuta così a proposito. Senza di voi non si conclu-