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di ossa battute, e un grido di Argìa, la fecero voltare spaventata.
— Ah! don Paolo in terra!
Egli giaceva sul tappeto, nella più completa immobilità; e non pareva neppure un corpo umano ma una cosa bianca informe.
Aveva voluto scendere dal letto; chi sa, forse per rincorrere quella birichina di Amelia; forse por andarsene da quella casa, come spesso diceva; e al primo contatto dei suoi piedi inerti col pavimento, era scivolato.
Amelia si mise a gridare; Argìa toccò il bottone del campanello elettrico. Il panico le aveva prese: non osavano muoversi.
E lui forse capiva che avevano paura e ribrezzo. Povero don Paolo! Essere ridotto in quello stato, lui, innamorato dell’estetica, della vita, di ogni poesia!
Improvvisamente l’uscio fu spalancato, e Vittorio Giudici si precipitò nella camera, pallidissimo, in uno stato di sovraeccitazione appena sostenibile.