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avevano tremato un istante quando il paziente urlava. Poi nulla. La volontà aveva dominata la sensibilità.

Del resto, il malato gli era indifferente... La morte?... Non vi pensava affatto.

Non pensava che a farsi onore, a vincere le difficoltà: precisamente come un artista.

Ma quando l’infermo cominciò a rimettersi, quale piacere! Allora l’amava: non era più un miserabile indifferente, era l’opera sua.

Proprio così.

Dopo un mese, allorchè pareva guarito del tutto, quell’imbecille s’immaginò di morire.

Che rabbia! Ma nient’altro che rabbia. Dopo tutto, l’operazione era riuscita benissimo.

Il peggio fu che il povero Pietro Sangiorgi si punse un dito con una scheggia d’osso, sezionando quel cadavere — un vero putridume!

Che momento terribile quello!

Perfino il professore era impallidito. Certo pensavano tutti la stessa cosa; pensavano che