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lici ed alberello. La brina scintillante decorava i rami sottili e sfrondati; e a tutta la campagna, uniforme e bassa; il gelo e la neve davano una bellezza fantastica.

Di tratto in tratto; in mezzo ai diari; o più in là, un olmo solitario sorgeva come un gigante tra una folla di mediocri.

Sulla vasta distesa dei campi la neve intatta era interrotta a distanze regolari da mozziconi neri di gelsi potati; strani cadaveri aspettanti la risurrezione primaverile. E da tutte due le parti l’orizzonte pareva chiuso da una larga zona di fumo nero che in alto si schiariva prendendo dei toni grigi, perlacei, violetti, rossicci... A poco a poco l’occhio scopriva che erano gli scheletri neri di grandi boschi avvolti nella nebbia.

Sulla strada continuava il passaggio dei calessini, dei tabarroni, dei grandi cappelli.

La figura elegante di Fausto, il bel viso espressivo e nobile, destavano una certa curiosità.