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Non faro l’ipocrita! Sai bene che parlo del contino...

E abbassando la voce pronunziò il nome di un giovine conte molto alla moda.

Inconsapevolmente il viso di Argìa si rischiarò e un largo sospiro le sollevò il petto.

— T’inganni, Fausto!...

Ei le aveva prese le mani e la fissava con gli occhi ardenti.

— M’inganno!... Devo crederti, poichè il tuo viso non mi nasconde che tu sei lieta del mio errore.

Ghignò amaramente.

— Ebbene, se non è lui, è un altro: io voglio conoscerne il nome. Questa incertezza mi è insopportabile. Non voglio morire senza conoscerlo... Senza avergli rotta la testa! Parla: chi è?

— Che cosa t’importa, Fausto? Io morirò... E quell’uomo è lontano...

— Che cosa m’importa?!... Ah!.. Dimmi dov’è.