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tita, dissipò l’ultimo inganno. La sua salute deperiva tutti i giorni. Ella aveva dei sintomi strani che un angoscioso pudore le vietava di palesare.

Nel settembre, ritornando in villa, rivedendo quei luoghi, si ricordò improvvisamente di tutto.

Ah! non sogno era stato; non sogno, ma irreparabile realtà!...

Era perduta!

E non solo il fatto orrendo era vero, indistruttibile; non solo, ahimè!...

Il frutto di quell’infamia viveva nelle sue viscere.

La prima idea che le venne fu quella del suicidio; e per alcuni giorni la nutrì con ardore.

Voleva distruggersi: cancellare la colpa col proprio sangue.

Ma a poco a poco il suo coraggio diminuì, poi le mancò affatto. La disperazione acuta ce-