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La preoccupazione personale aveva cancellato così il tenue rimorso: egli non aveva pensato più che a mettersi in salvo, con infinite precauzioni, evitando i punti illuminati dalla luna, tenendosi lontano dal cane, come un ladro vigliacco.

E allorchè finalmente vide rientrare la povera fanciulla apparentemente tranquilla, gli ultimi scrupoli tacquero ed egli andò a letto e dormì beatamente, il sonno del giusto.

La mattina, intorno alle dieci, la Carmela entrò nella camera di sua cugina. Come mai dormiva così tardi? Non aveva sentito che confusione nella corte quando quei signori erano partiti?... L’aspettavano per salutarla. Ma il professore aveva detto che era meglio lasciarla dormire, che si era coricata tardi. D’altra parte il signor Ruggeri aveva fretta, dovendo ritornare a Milano per mettersi in viaggio nella giornata...

Argìa ebbe un sobbalzo.