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ricordo confuso di cose spaventevoli si ridestava nel suo cervello.

Il terrore si era impadronito di lei; le pareva di essere inseguita e non osava voltarsi. Saltò sul verone; entrò, e rinchiuse, con rapidità convulsa, le imposte e i vetri.

Il cuore le batteva furiosamente.

Nel medesimo tempo si chiudeva adagio adagio il balcone della camera di Ruggeri.

Il violinista andava a dormire dopo di avere aspettato che Argìa rientrasse.

Consumato il delitto, un vago rimorso aveva turbato quel suo cuore di fatuo. Gli girava la testa. Quel letargo, quella rigidità della vittima lo spaventavano. Avrebbe voluto svegliarla, e non osava. Aveva paura de’ suoi rimproveri, de’ suoi lamenti. E se l’avessero sorpreso con lei in quello stato?!.. Se il professore avesse avuto un sospetto?... Doveva affrettarsi a rientrare. Argìa si sarebbe svegliata da sè e avrebbe provveduto a’ casi suoi.